Quella strana luce che veniva dalla camera di Marta

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quella strana luce che veniva dalla camera di Marta

Riassunto: Una lunga e forte amicizia con Matteo e la sua famiglia, mi ha riservato una sorpresa incredibile, cioè la scoperta di un fenomeno paranormale nella camera di sua sorella Marta.

L’amicizia con Matteo – mio coetaneo – risale ai tempi dell’asilo: ci siamo ritrovati nella stessa sezione e, essendoci frequentati sin da quei beati giorni (davvero piuttosto lontani), non potevamo non diventare gli amici che siamo oggi, praticamente inseparabili in ogni cosa che facciamo, con un legame che potremmo quasi definire fraterno, sebbene lui abbia anche una sorella, Marta. Proprio lei, talvolta, diventava il soggetto delle nostre lunghe chiacchierate: una bellissima ragazza, simpatica e spontanea, che mi incuriosiva particolarmente in ragione di un episodio di cui era stata testimone, tanto tempo fa, ma che ancora era rimasto impresso nella memoria. Quando era piccola, infatti, Marta aveva visto morire un suo compagno di scuola, travolto appunto da un’automobile. Questa esperienza traumatica, per un bel po’ di tempo, l’aveva portata a chiudersi in sé stessa, frequentando sempre meno i compagni di classe: poi, dopo aver – almeno apparentemente – superato il trauma, pian piano tornò ad essere la ragazzina solare che era prima di quell’episodio, sorridendo nonostante tutto alla vita.

Nonostante questo cambiamento positivo, in paese qualcuno continuava a parlare di fatti strani che capitavano a Marta, degli episodi paranormali secondo le persone meglio informate, quelle che contribuivano a non dare tregua a questa ragazzina e ad accendere continuamente le luci della ribalta sulla sua vita. Le malelingue dicevano che frequentasse ragazzini problematici, teppistelli o, addirittura, piccoli delinquenti e che, infine, con quei gruppuscoli di persone come lei, facessero delle sedute spiritiche nella sua camera da letto, con il risultato che si vedeva una luce strana fuoriuscire da sotto la porta o attraverso le persiane: e questa storia non faceva altro che rinnovare il dolore in questa ragazza. Un giorno, stanco di sentire queste stupide voci diffuse da ragazzini e ragazzine che non avevano alcun tipo di empatia per Marta, decisi di affrontare la questione di petto, domandando loro chi avesse riferito di queste vicende paranormali, di questi fantomatici episodi della luce misteriosa. Dopo un’iniziale reticenza nel parlare di questa vicenda, qualcuno si fece avanti dicendo che, tra i vicini di Marta e Matteo, qualcuno aveva notato un andirivieni di giovani e finanche di un prete – o di una sorta di pastore.

Pur frequentando la loro casa, non mi accorsi mai di tutto e, forse al culmine della sopportazione per come le persone inventavano queste storie inutili, mi feci avanti con Matteo, riferendogli di tutte le voci che giravano sul conto della sua famiglia, dicendogli che non ne capivo le ragioni. Lui mi prese in disparte, e mi disse di quanto – nonostante lo shock subito – Marta si fosse ripresa alla grande e di quanto andasse meglio di tanti suoi compagni, che mai avrebbero potuto accettare l’idea di essere gli eterni secondi. Dopo questa premessa, mi disse che voleva confidarmi qualcosa di speciale, chiedendomi di non farne mai parola con alcuna persona: gli risposi che la nostra amicizia era troppo grande perché potessi riportare di fatti della sua famiglia al di fuori di casa sua. Marco, a quel punto, mi disse che effettivamente Marta aveva raccontato a lui e ai suoi genitori di aver visto quella famosa luce, ma che nessuno di loro avessi mai avuto modo di notare la stessa fonte luminosa in quella stanza. Anzi, a turno si erano messi in quella camera a dormire, attendendo che si presentasse il fenomeno, ma senza che nulla accadesse: poi, una sera, ci fu una svolta. Mentre Marta stava studiando in camera, lui sentì come delle vibrazioni, prima leggere poi sempre più forti, e si diresse verso la stanza della sorella, intravvedendo da sotto la soglia la luce: mi disse che, una volta giunto sull’uscio, si sentì come paralizzato, e poté semplicemente sbirciare dal buco della serratura, notando la sorella avvolta in un fascio di luce.

E in quel fascio luminoso, Matteo disse di aver viso il volto del compagno morto di Marta, Francesco, che appunto guardava la sua piccola amica: gli parve, in quel momento, che lui volesse come baciarla, indicando la sua cartella, quasi come se volesse dirle di guardare all’interno della stessa. Così sua sorella si decise a controllare che cosa potesse contenere la cartella e, aprendo una cerniera di una tasca che non era solita usare, trovò una lettera scritta a mano di Francesco, in cui parlava di una vecchia questione. Il suo amico, in quelle poche righe, aveva riportato che in realtà quello che gli era occorso non era un incidente, bensì, quella stessa persona che l’aveva travolto, l’aveva seviziato tanti anni prima. Dopo tante verifiche e non senza una certa sofferenza, Marta mostrò ai genitori quella lettera, i quali, a loro volta la mostrarono ai genitori di Francesco: e loro riconobbero la grafia del figlio, inorridendo di fronte alla realtà dei fatti svelata da quel foglio. Ascoltai in silenzio quelle ultime parole di Matteo, il quale poi mi disse che quella persona venne poi condannata al carcere per quanto compiuto e, con l’epilogo di quella vicenda, si spense una volta per tutte anche la luce che proveniva dalla stanza di Marta.

Non parlai e non pensai mai più a quella vicenda, ma in compenso l’amicizia con Matteo si consolidò ulteriormente, rendendomi parte integrante della famiglia di questo compagno di classe.